Un esercito di pupazzi nella fabbrica di morte
Come l’esercito di terracotta. Una distesa di 3 mila puppets riempie lo spazo del palcosscenico 10 metri par 10. Ma non si tratta degli orgogliosi geurriri allineati e vincenti per la gloria del loro imperatore, bensì dei prigionieri dimessi e perdenti di un campo di concentramento nazista. <> in scena al Festival di Spoleto (San Simone), ricostruisce in un grande plastico la vita e sopratutto la morte nel lager di Auschwitz. Lo spettacolo è realizzato dall’olandese Hotel Modern Theatre Company, ideato e diretto da Pauline Kalker, Herman Helle, Arlène Hoornweg.
Sono state riprodotto con precisione le baracche, le torette di avvistamento, le recinzioni di filo spinato, le camere a gas, il treno piombato e il cancello d’ingresso su cui spicca la tragicamente ironica scritta <>: il lavoro rende liberi. Le marionette, uomini e donne in casacca a strisce, ovvero le vittime, militari in divisa, i carnefici, sono alto solo 8 centrimetri. Ma i loro movimenti, guidati dagli animatori e prolettati con microtelecamere su un ampio schermo, assumono proporzioni gigantesche.
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Il senso di realtà è rafforzato della presenza di tre performer che si muovono nel plastico come reporter di guerra giganti, interagendo con la moltitudine degli internati: <>.
Non c’è musica di accompagnamento: <>.
L’obiettivo degli ideatori è perpetuare la memoria: << L’odio purtroppo è dentro di noi e bisogna esserne consapevoli per dominario. Non credo – continua la Kalker – che ci fossero molte persone che volessero veramente, che condividessero le persecuzioni. Di securo, però, l’hanno permesso>>.
11-07-2015